di Alain Chivilò
© Alain Chivilò
Anselm Kiefer nel segno di Andrea Emo a Venezia Il progetto espositivo di Palazzo Ducale, ideato dall’artista tedesco Anselm Kiefer, grazie all’invito della Fondazione Musei Civici di Venezia, è uno tra i più interessanti e complessi da visitare e comprendere in Italia.
L’impatto che le opere rendono all’interno della Sala dello Scrutinio e della Sala del Quaranta Civil Nova all’interno del celebre Palazzo di Piazza San Marco è forte, potente, attraverso un effetto costantemente totalizzante, avvertendo e sentendo esteticamente e culturalmente un processo artistico site specific dall’indubbio spessore: la mostra crea un vero dialogo tra la storia e la contemporaneità.
L’esposizione di Kiefer nella Serenissima è e sarà una tra le più interessanti esposizioni del 2022 in suolo Italico, uscendo da ambiti sentiti e ripresi come vediamo spesso negli ultimi anni.
A maggior ragione trattandosi di Venezia, città culturale e turistica non semplice per creare una conversazione, lo spessore culturale proposto dall’artista tedesco, in collaborazione con MUVE, è molto elevato soprattutto a livello intellettuale.
Se qualcuno avesse dei dubbi, già partendo dal titolo potrebbe capire il taglio concettuale dato alle installazioni ideate dall’artista di Donaueschingen: “Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo)”.
Una denominazione altamente concettuale, all’interno della quale tutto ruota sul filosofo Andrea Emo Capodilista (Battaglia Terme, 14 ottobre 1901 – Roma, 11 dicembre 1983). Da qui si comprende come la sensibilità espressiva di Kiefer si alimenti, viva e si sviluppi lungo il pensiero di Emo, creando un progetto installativo e immersivo non facile, culturalmente parlando, ma pur sempre in linea con altri dialoghi filosofici sempre determinati dal Maestro tedesco in passato, attraverso pensatori quali Ingeborg Bachmann, Martin Heidegger, Jean Genet e Paul Celan.
A Palazzo Ducale, come da interessante lettera dell’artista Anselm alla direttrice dei Musei Civici Veneziani Gabriella Belli, la creazione espositiva non è stata immediata, poiché ha implicato molteplici considerazioni. Proprio dal testo brillantemente condiviso si evidenziano almeno cinque punti focali indicati da Kiefer:
– “Dunque non riprodurrò la storia di Venezia, i costanti alti e bassi, cronologicamente, bensì come simultaneità, la simultaneità di un qualcosa e del nulla”.
Come tessere di un mosaico, un mondo all’interno di un altro per un ballo in maschera dalle molteplici figure mitologiche che appaiono nella Notte di Valpurga del Faust II. La modernità, dunque, s’incammina nella contemporaneità, filtrando flussi incessanti di creatività.
– Il titolo: “Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce Andrea Emo”.
Per l’artista “significa che non c’è niente di eterno sotto il sole. Noi non possiamo fare nulla che abbia valenza di eternità. Eterno è soltanto questo sforzo. E quindi non c’è neanche il capolavoro che sopravvive ai millenni. Da artista, vorrei certamente creare l’opera ma, quando comincio sulla tela bianca, so bene che questo è già la sua negazione”.
Le luci della ribalta e il capolavoro, mantenendo le definizioni aperte a più significati, sono alterne ma soprattutto effimere se paragonate al tempo sempre incalcolabile e impalpabile.
– Andrea Emo Capodilista: dal filosofo italiano Kiefer parte con un progetto fin dalla fine della prima decade del XXII secolo. Infatti, “come gli scritti di Andrea Emo consegnati al fuoco virtuale, i miei quadri sono soggetti a un processo di effettivo annientamento: li distruggo per davvero oppure li metto all’aperto, li espongo alle diverse condizioni atmosferiche: il caldo torrido, la pioggia, la neve. Solo allora essi diventano particolari, ossia individuali. Andrea Emo scrive: «Non dovremmo volere il nostro destino, la nostra morte, in sé, ma come destino dell’individuo. Dobbiamo volere e amare la nostra fine nella misura in cui vogliamo e amiamo la nostra individualità». Ovvero: il quadro è una cosa particolare, l’opera di un “maestro”, soltanto se, al contempo, è la sua negazione”.
Dotte complessità per iter non babali: un’affinità elettiva con Emo che in Kiefer partì nel 2018 attraverso il ciclo denominato “Für Andrea Emo” esposto a Parigi in venti opere suddivise tra sculture e quadri.
Come indicò l’artista di Donaueschingen, nel pensiero filosofico di Emo egli stesso trovò “… la sovrastruttura intellettuale e spirituale del mio modo di fare. Per me il vero artista è sempre stato un iconoclasta impegnato a mettere in scena un ordine prossimo a naufragare nel nulla”.
Distruggere per creare e allo stesso tempo determinare labili espressività.
– Ultimo punto della lettera, i accordo alla personale approccio: “Vedrai, il nuovo spazio da me creato è una sovrapposizione di tutte le possibili idee, filosofie provenienti dal Nord, dal Sud, dall’Oriente e dall’Occidente”.
L’esposizione è un intellettuale assemblaggio dedicato a una una città che, anticamente, ha unito al commercio una capacità di flessibilità e creatività culturale e diplomatica.
Dunque, la Serenissima Venezia, all’interno del Palazzo dei Dogi simbolo del suo stesso potere politico e mercantile, permette agli amanti dell’arte, ai professionisti, ma anche anche ai visitatori di apprezzare un progetto artistico sapientemente realizzato, atto a unire simultaneamente la creazione e la distruzione all’interno della nostra società contemporanea, approdando a tensioni concettuali determinate da costanti substrati di pensiero, gli uni sugli altri, per un quid da generare o forse riformulare in una nuova e ulteriore creazione.
Anselm Kiefer
Donaueschingen 8/3/1945 (Germania), il Maestro prima di dedicarsi interamente all’arte e frequentare le accademie d’arte nella stessa città e a Karlsruhe (1966–69), studiò diritto e lingue romanze all’Università di Friburgo. Le prime opere di Kiefer riflettono l’identità, la cultura e la storia della Germania del secondo dopoguerra riferimenti principali includono L’Anello del Nibelungo di Wagner, il Faust di Goethe, così come citazioni bibliche e il misticismo ebraico. In questo periodo l’artista utilizza materiali simbolici come la paglia, le piante, il piombo e la stoffa.
Appassionato lettore, Kiefer integra le sue opere con riferimenti letterari e poetici. Il suo lavoro diventa un’ampia e profonda esplorazione della memoria collettiva, della storia e del mito, che comprende pittura, incisione, fotografia, scultura, libri d’artista e opere su carta. Dopo aver lavorato a Buchen, nell’Odenwald, tra il 1971 e il 1992, Kiefer si trasferisce in Francia. Nel 1993 installa il proprio studio in una ex fabbrica di seta a Barjac, nel sud del Paese e dal 2007 lavora anche in uno studio a Croissy, vicino a Parigi. La metà degli anni Novanta ha segnato un cambiamento nella produzione delle sue opere; i lunghi viaggi in Asia, America e Africa hanno favorito l’interesse per lo scambio di pensiero tra il mondo orientale e quello occidentale. La scoperta di Robert Fludd, filosofo e cosmologo inglese del XVII secolo, lo ha portato a introdurre nel proprio lavoro temi riguardanti la relazione tra il macrocosmo e il microcosmo. Durante gli anni della sua attività a Barjac, nel terreno che circonda lo studio Kiefer ha scavato una rete di tunnel e cripte sotterranee che collegano i numerosi padiglioni costruiti all’aperto, dove sono collocate le sue installazioni. Nel 2021 questa proprietà studio è diventata parte della Eschaton-Anselm Kiefer Foundation, che aprirà al pubblico nel corso del 2022.
Anselm Kiefer
Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo).
Palazzo Ducale, Piazza San Marco, Venezia.
Ingresso: incluso nel biglietto del Museo.
26 marzo – 29 ottobre 2022.
Sala dello Scrutinio
Anselm Kiefer
Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo), 2020-2021
Emulsione, acrilico, olio, gommalacca, resina, acciaio, zinco, piombo, filo metallico, foglia d’oro, legno cauterizzato, tessuto, terra, paglia, corda, carta, carta cerata, scarpe e carboncino su tela.
Sala della Quarantia Civil Nova
Anselm Kiefer
Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo), 2020-2021
Emulsione, acrilico, olio, gommalacca, legno cauterizzato, carboncino, libri bruciati e filo metallico su tela, realizzati in 7 parti.
Dimensioni dell’installazione: 560 x 620 x 500 cm
di Alain Chivilò
© Alain Chivilò
Anselm Kiefer nel segno di Andrea Emo a Venezia Il progetto espositivo di Palazzo Ducale, ideato dall’artista tedesco Anselm Kiefer, grazie all’invito della Fondazione Musei Civici di Venezia, è uno tra i più interessanti e complessi da visitare e comprendere in Italia.
L’impatto che le opere rendono all’interno della Sala dello Scrutinio e della Sala del Quaranta Civil Nova all’interno del celebre Palazzo di Piazza San Marco è forte, potente, attraverso un effetto costantemente totalizzante, avvertendo e sentendo esteticamente e culturalmente un processo artistico site specific dall’indubbio spessore: la mostra crea un vero dialogo tra la storia e la contemporaneità.
L’esposizione di Kiefer nella Serenissima è e sarà una tra le più interessanti esposizioni del 2022 in suolo Italico, uscendo da ambiti sentiti e ripresi come vediamo spesso negli ultimi anni.
A maggior ragione trattandosi di Venezia, città culturale e turistica non semplice per creare una conversazione, lo spessore culturale proposto dall’artista tedesco, in collaborazione con MUVE, è molto elevato soprattutto a livello intellettuale.
Se qualcuno avesse dei dubbi, già partendo dal titolo potrebbe capire il taglio concettuale dato alle installazioni ideate dall’artista di Donaueschingen: “Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo)”.
Una denominazione altamente concettuale, all’interno della quale tutto ruota sul filosofo Andrea Emo Capodilista (Battaglia Terme, 14 ottobre 1901 – Roma, 11 dicembre 1983). Da qui si comprende come la sensibilità espressiva di Kiefer si alimenti, viva e si sviluppi lungo il pensiero di Emo, creando un progetto installativo e immersivo non facile, culturalmente parlando, ma pur sempre in linea con altri dialoghi filosofici sempre determinati dal Maestro tedesco in passato, attraverso pensatori quali Ingeborg Bachmann, Martin Heidegger, Jean Genet e Paul Celan.
A Palazzo Ducale, come da interessante lettera dell’artista Anselm alla direttrice dei Musei Civici Veneziani Gabriella Belli, la creazione espositiva non è stata immediata, poiché ha implicato molteplici considerazioni. Proprio dal testo brillantemente condiviso si evidenziano almeno cinque punti focali indicati da Kiefer:
– “Dunque non riprodurrò la storia di Venezia, i costanti alti e bassi, cronologicamente, bensì come simultaneità, la simultaneità di un qualcosa e del nulla”.
Come tessere di un mosaico, un mondo all’interno di un altro per un ballo in maschera dalle molteplici figure mitologiche che appaiono nella Notte di Valpurga del Faust II. La modernità, dunque, s’incammina nella contemporaneità, filtrando flussi incessanti di creatività.
– Il titolo: “Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce Andrea Emo”.
Per l’artista “significa che non c’è niente di eterno sotto il sole. Noi non possiamo fare nulla che abbia valenza di eternità. Eterno è soltanto questo sforzo. E quindi non c’è neanche il capolavoro che sopravvive ai millenni. Da artista, vorrei certamente creare l’opera ma, quando comincio sulla tela bianca, so bene che questo è già la sua negazione”.
Le luci della ribalta e il capolavoro, mantenendo le definizioni aperte a più significati, sono alterne ma soprattutto effimere se paragonate al tempo sempre incalcolabile e impalpabile.
– Andrea Emo Capodilista: dal filosofo italiano Kiefer parte con un progetto fin dalla fine della prima decade del XXII secolo. Infatti, “come gli scritti di Andrea Emo consegnati al fuoco virtuale, i miei quadri sono soggetti a un processo di effettivo annientamento: li distruggo per davvero oppure li metto all’aperto, li espongo alle diverse condizioni atmosferiche: il caldo torrido, la pioggia, la neve. Solo allora essi diventano particolari, ossia individuali. Andrea Emo scrive: «Non dovremmo volere il nostro destino, la nostra morte, in sé, ma come destino dell’individuo. Dobbiamo volere e amare la nostra fine nella misura in cui vogliamo e amiamo la nostra individualità». Ovvero: il quadro è una cosa particolare, l’opera di un “maestro”, soltanto se, al contempo, è la sua negazione”.
Dotte complessità per iter non babali: un’affinità elettiva con Emo che in Kiefer partì nel 2018 attraverso il ciclo denominato “Für Andrea Emo” esposto a Parigi in venti opere suddivise tra sculture e quadri.
Come indicò l’artista di Donaueschingen, nel pensiero filosofico di Emo egli stesso trovò “… la sovrastruttura intellettuale e spirituale del mio modo di fare. Per me il vero artista è sempre stato un iconoclasta impegnato a mettere in scena un ordine prossimo a naufragare nel nulla”.
Distruggere per creare e allo stesso tempo determinare labili espressività.
– Ultimo punto della lettera, i accordo alla personale approccio: “Vedrai, il nuovo spazio da me creato è una sovrapposizione di tutte le possibili idee, filosofie provenienti dal Nord, dal Sud, dall’Oriente e dall’Occidente”.
L’esposizione è un intellettuale assemblaggio dedicato a una una città che, anticamente, ha unito al commercio una capacità di flessibilità e creatività culturale e diplomatica.
Dunque, la Serenissima Venezia, all’interno del Palazzo dei Dogi simbolo del suo stesso potere politico e mercantile, permette agli amanti dell’arte, ai professionisti, ma anche anche ai visitatori di apprezzare un progetto artistico sapientemente realizzato, atto a unire simultaneamente la creazione e la distruzione all’interno della nostra società contemporanea, approdando a tensioni concettuali determinate da costanti substrati di pensiero, gli uni sugli altri, per un quid da generare o forse riformulare in una nuova e ulteriore creazione.
Anselm Kiefer
Donaueschingen 8/3/1945 (Germania), il Maestro prima di dedicarsi interamente all’arte e frequentare le accademie d’arte nella stessa città e a Karlsruhe (1966–69), studiò diritto e lingue romanze all’Università di Friburgo. Le prime opere di Kiefer riflettono l’identità, la cultura e la storia della Germania del secondo dopoguerra riferimenti principali includono L’Anello del Nibelungo di Wagner, il Faust di Goethe, così come citazioni bibliche e il misticismo ebraico. In questo periodo l’artista utilizza materiali simbolici come la paglia, le piante, il piombo e la stoffa.
Appassionato lettore, Kiefer integra le sue opere con riferimenti letterari e poetici. Il suo lavoro diventa un’ampia e profonda esplorazione della memoria collettiva, della storia e del mito, che comprende pittura, incisione, fotografia, scultura, libri d’artista e opere su carta. Dopo aver lavorato a Buchen, nell’Odenwald, tra il 1971 e il 1992, Kiefer si trasferisce in Francia. Nel 1993 installa il proprio studio in una ex fabbrica di seta a Barjac, nel sud del Paese e dal 2007 lavora anche in uno studio a Croissy, vicino a Parigi. La metà degli anni Novanta ha segnato un cambiamento nella produzione delle sue opere; i lunghi viaggi in Asia, America e Africa hanno favorito l’interesse per lo scambio di pensiero tra il mondo orientale e quello occidentale. La scoperta di Robert Fludd, filosofo e cosmologo inglese del XVII secolo, lo ha portato a introdurre nel proprio lavoro temi riguardanti la relazione tra il macrocosmo e il microcosmo. Durante gli anni della sua attività a Barjac, nel terreno che circonda lo studio Kiefer ha scavato una rete di tunnel e cripte sotterranee che collegano i numerosi padiglioni costruiti all’aperto, dove sono collocate le sue installazioni. Nel 2021 questa proprietà studio è diventata parte della Eschaton-Anselm Kiefer Foundation, che aprirà al pubblico nel corso del 2022.
Anselm Kiefer
Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo).
Palazzo Ducale, Piazza San Marco, Venezia.
Ingresso: incluso nel biglietto del Museo.
26 marzo – 29 ottobre 2022.
Sala dello Scrutinio
Anselm Kiefer
Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo), 2020-2021
Emulsione, acrilico, olio, gommalacca, resina, acciaio, zinco, piombo, filo metallico, foglia d’oro, legno cauterizzato, tessuto, terra, paglia, corda, carta, carta cerata, scarpe e carboncino su tela.
Sala della Quarantia Civil Nova
Anselm Kiefer
Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo), 2020-2021
Emulsione, acrilico, olio, gommalacca, legno cauterizzato, carboncino, libri bruciati e filo metallico su tela, realizzati in 7 parti.
Dimensioni dell’installazione: 560 x 620 x 500 cm
di Alain Chivilò
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