Cultura

Riccardo Squillantini Martian Age

di Alain Chivilò
© Alain Chivilò


Un omaggio a un fotografo amico conosciuto probabilmente troppo tardi. Una lunga malattia l’ha portato via qualche mese fa, lasciando progetti e scatti fotografici nel cassetto.
Il sottoscritto critico e curatore d’arte Alain Chivilò dedica questo articolo nell’area dei progetti personali, poiché era in cantiere un catalogo e una serie di mostre in Italia ed Estero.
Dopo l’esposizione presso Casa dei Carraresi, Treviso, vicissitudini sorte da Riccardo, divise tra personali e di salute, hanno congelato tutti gli eventi.
L’ultimo ciclo che aveva intenzione di sviluppare era stato denominato “Martian Age”. Un viaggio di fantasia, un’astrazione concettuale, un’immaginazione: una serie legata alla ricerca spaziale che la NASA, ma non solo, sta portando avanti da tempo alla scoperta del Pianeta Marte.
Per tale progetto Riccardo Squillantini ha sperimentato l’acqua di mare ripresa in determinate e svariate condizioni, consentendogli di ottenere la sensazione artistica voluta nella sua immaginazione, attraverso scatti determinati e sentiti.

Il personale tributo si struttura, dunque, attraverso i sottostanti punti:

– biografia;
– testo critico di Alain Chivilò;
– galleria finale
scatti fotografici effettuati tra il 2018, 2019;
immagini tratte dal catalogo pronto per la stampa;
personale presso Casa dei Carraresi.


Il fotografo Riccardo Squillantini (Firenze, 3/11/1960 – Roma, 19/6/2021)
figlio d’arte, il noto pittore figurativo Remo era suo padre, ha conseguito diploma presso la scuola d’arte di Firenze e ha frequentato la Facoltà di Architettura sempre a Firenze. Ha iniziato a scattare foto fin dal periodo scolastico.
Successivamente ha cominciato a lavorare per la Commissione del patrimonio architettonico e paesaggistico al fine di creare un catalogo fotografico dedicato ai monumenti rinascimentali.
Trasferitosi a Roma, ha lavorato come fotoreporter per le agenzie fotografiche, giornali e riviste italiane e straniere quali: Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Messaggero, L’Espresso, Panorama, Il Venerdì, Sette, Donna Moderna, Il New York Times, Time Magazine, Le Nouvel Observateur, ecc …
E’ stato accreditato dalla Città del Vaticano per essere uno dei fotografi del Papa: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco.
Ha implementato la tecnica della fotografia analogica con l’utilizzo di fotocamere di grandi dimensioni e di medio formato.


Riccardo Squillantini

Rumori Silenziosi

di Alain Chivilò


Non fai solo una fotografia con una macchina fotografica.
Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto,
la musica che hai sentito e le persone che hai amato.
Ansel Adams


La testimonianza fotografica della realtà crea nel fotoreporter freelance una sensibilità unica che permette di catturare immagini da proporre ai media. La documentazione contemporanea che ne consegue infonde al cronista fotografico, negli anni, spunti per orientare i suoi scatti verso un approccio prettamente artistico.
Riccardo Squillantini, rientrando a tutti gli effetti in questo iter, rispetto a inseguire la realtà in porzioni scenografiche da impressionare, cerca di approfondire contenuti introspettivi all’interno di connessioni neurali, ponendo in essere una fotografia che possa indagare le segrete relazioni psichiche di un’umanità distratta e focalizzata su più versanti dell’agire sociale.
Non trattandosi di un’azione atta a denunciare lo status quo, l’artista con quest’approccio vuole aprire in ognuno di noi molteplici stati della mente.
Gli scatti di Riccardo Squillantini, rigorosamente in analogico di grande e medio formato, permettono nella loro ricercatezza di soffermarci, con riflessione e concentrazione, su ambientazioni atte a consentirci di riordinare le idee.
Partendo da tale approccio, il pensiero dell’artista si sta attuando a livello creativo attraverso il ciclo artistico denominato “Noise and Silence” vero nucleo concettuale dei suoi scatti.
La tematica ruota su due opposti che si attraggono, partendo da quello che il mondo naturale ci propone quotidianamente a livello visivo. Nelle rappresentazioni definite “Silence”, l’artista coglie e blocca scenari che la terra attraverso la sua instabilità ci regala sempre in forma unica, al fine di elevarle spiritualmente lungo silenzi senza fine.
Un realistico positivo fotografico all’interno del quale le immagini permettono all’anima di trovare “in un atteggiamento di silenzio, il percorso di una luce più chiara” perché “ciò che è sfuggente e ingannevole si risolve in un cristallo di chiarezza”, citando un pensiero del politico indiano Mahatma Gandhi.
In maniera opposta, le sequenze “Noise” indagano un rumore e frastuono che Squillantini parafrasa in contenuti legati a uno stato della mente. Infatti come da esplicita spiegazione dell’artista, le opere di questo ciclo ruotano su due tendenze caratterizzanti la contemporaneità umana: una convinzione di ottimistica e fiduciosa attesa verso qualcosa che arriverà e una condizione di benessere per corpo e anima.
Purtroppo tali aspettative essendo costantemente minate dalla frenetica quotidianità, entrano in un conflitto interiore che provoca una silenziosa forma di rumore percepito a livello celebrale. Un ossimoro dunque che, lungi da un’ipotetica malattia, nei due termini contrastanti lega quel conflitto umano determinato da infiniti pensieri.
Se la vita nei secoli pre industriali avvenne lungo un silenzio, questo tra Ottocento e Novecento venne rotto da un nuovo sviluppo tecnologico che ha fatto nascere nella società il rumore che tuttora avvertiamo, riprendendo l’affermazione del Futurista Luigi Russolo: “oggi il rumore trionfa e domina sovrano sulla sensibilità degli uomini”.
Le fotografie “Noise” evidenziano, attraverso effetti in negativo, intrecci e grovigli colti dall’artista in natura al fine di cristallizzare instabili stati personali umani, offuscati dall’incapacità di trovare un’univoca soluzione al conflitto tra il bisogno di vivere situazioni positive e l’incertezza verso un futuro indeterminabile.
Queste condizioni, ottenute dal fotografo Riccardo grazie a particolari colti dall’ambiente, si trasferiscono in luoghi mentali laddove il rumore delle opinioni di una società standardizzata vela e confonde nel silenzio della terra che, rivelandosi a chi lo cerca, permette al nostro essere una musicalità ricca di vita.
Dalla concettualità, Squillantini vuole evidenziare un’ulteriore problematica sociale che negli ultimi anni sta modificando l’intera Europa: i flussi migratori. L’attualità evidenza nei recenti fatti di cronaca come la gestione dell’ospitalità di queste persone provenienti dal continente africano e dal medio oriente, metta in difficoltà nazioni alle prese con problemi sociali ed economici, sorti dal rispetto dei rigidi parametri della moneta unica.
Si assiste così a uno scontro politico tra nazioni coinvolte maggiormente per vicinanza al Mediterraneo, rispetto altre più a nord che riescono a porre barriere.
La stessa Europa, considerando i paesi fondatori e quelli inseriti in anni recenti, ha difficoltà nel stabilire un equilibrio equo alla questione, partendo anche da tensioni che si stanno innescando a livello collettivo e culturale. Inoltre, queste masse in movimento alla ricerca di fortuna aumentano l’effetto di globalizzazione etnica, che si affianca a quella in atto suddivisa tra economia e informazione.
Da tutte queste perturbazioni mondiali che toccano ognuno di noi, Riccardo Squillantini cerca di parafrasare metaforicamente quello che riesce a carpire dalla natura, ossia gli intrecci e i nodi cui diamo poca attenzione, ma sono costantemente innanzi a noi.
I suoi scatti in negativo imprimono sulla pellicola sinergie e simbiosi di opposti, evidenziando distorsioni mentali cui siamo continuamente sottoposti.
Partendo da tale articolata disamina, il Maestro evidenzia come “il fenomeno dell’immigrazione di massa, ci impaurisce e per questo ci costringe a una chiusura totale nei confronti del diverso”.
Quindi, da tale tesi ha “cercato di rappresentare questa sensazione, questo rumore mentale, con scatti pensati in negativo. Il forte contrasto fra bianco e nero, mette in evidenza il groviglio mentale, in questo caso rappresentato dal groviglio della natura, come una barriera fra noi e coloro che, migranti nelle nostre terre, sono alla ricerca di un silenzio inteso come pace e benessere in un’illusoria terra promessa”.
Le fotografie di Riccardo Squillantini permettono dunque la riflessione all’interno di un dialogo di contrari, poiché non è proprio vero che tra vita e morte, quindi due possibili silenzi, esista solo un’esistenza di rumore.
L’artista testimonia attraverso il mondo naturale condizioni mentali che, in positivo e negativo, lasciano momentaneamente al singolo la migliore via da intraprendere per ricercare una sensazione di benessere alla quale tutti noi tendiamo a raggiungere in qualche modo, includendo tensioni e felicità tipiche del nostro tempo.

di Alain Chivilò